22.8.07

il declino dell'arte dell'omicidio in famiglia

A' RIDATECE PIERRE RIVIÈRE, GRAZIE!

FRANCIA, 1835

pierre riviére, ventenne scemo del villaggio, fa secchi la madre incinta, la sorella e il fratellino;
con la roncola ancora gocciolante sangue, s'incammina verso la città più vicina per consegnarsi alla giustizia: ma poi ci ripensa e sta in giro per quasi un mese: dormendo nei boschi, cibandosi di erbe selvatiche e frutti di mare, incontrando persone che lo riconoscono e passando davanti a gendarmi che non lo fermano, senza mai fare nulla per non essere preso; fino a che, stancatosi di essere errabondo, finalmente viene arrestato

interrogato, pierre non nega il delitto che ha commesso ma prova a farsi passare per pazzo dicendo che ha ricevuto l'ordine di agire direttamente da dio;
la sceneggiata dura il tempo dell'interrogatorio: confessa che in realtà ha fatto fuori la madre perché era una stronza pazzesca che da 20 anni faceva impazzire il padre succube passivo e separato, la sorella perché era stronza quanto la madre e il fratellino - l'unico amato dal padre - perché a questi non venisse la balzana idea di perdonarlo e di giustificarlo per quanto commesso di così crudele

lo scemo del villaggio, l'idiota, l'illetterato sempliciotto riviére, scrive una dettagliata memoria che tutti accolgono con sorpresa per la sua qualità narrativa, per la precisione dei fatti elencati e per il fatto che mette in discussione completamente la facile sentenza di condanna a morte pronta per essere pronunciata contro di lui, rilanciando con una domanda destinata a rimanere senza risposta: pierre è pazzo o sano di mente? uno che commette un omicidio così senza neppure scappare di sicuro è pazzo, ma come può un pazzo mettere per iscritto una così lucida descrizione dei fatti?
insomma: è uno scemo o un genio?
se è un genio: come ammettere che possa avere commesso un parricidio tanto efferato? e se è uno scemo: come condannare alla massima pena uno che, al momento del tremendo delitto, era incapace di intendere e/o di volere?
come capita a un novizio degli scacchi, pierre indovina una mossa geniale e riesce a mettere inconsapevolmente (?) in stallo l'avversario: in questo caso il mondo esterno, il contesto di una francia ancora bagnata dai miti illuministici, miti corrotti da un ipocrita idealismo umanista che crede nella moderna morale della decapitazione attraverso una macchina che dia meno dolore al malcapitato (una rozza e naif modernità ante-litteram che segna anche il villano pierre rendendolo assetato di ambizioni che lo elevino dal suo status socioculturale: il suo sogno è una forma enciclopedica di istruzione, un insieme di dispense (tipo radioelettra un secolo e mezzo prima) che costano 60 franchi);

pierre: che legge come un matto tutto quello che può leggere (e che utilizzerà quanto imparato al momento della stesura della memoria che lo renderà famoso allora, e famosissimo dopo quando foucault monterà i diversi elementi che compongono la sua storia in un bellissimo libro che si può leggere a partire da qualunque punto lo si apra)
dicevamo dunque di pierre riviere:
che ammazza barbaramente tre familiari;
che non nega di averlo fatto;
che si fa un mese di bucolica libertà di cui poi si stanca;
che si fa passare per pazzo in modo non convinto;
che scrive la sua prima e ultima opera in soli 10 giorni dentro una galera;
che raccoglie il consenso dei giornali dell'epoca, che non temono certo il doppio binario della fascinazione letteraria e al tempo stesso della condanna verso un efferato assassino, (meno ipocriti dei vespa e dei mentana che fingerebbero pietistica e cattolica comprensione, da navigati avvoltoi usi a spolpare cadaveri già martoriati usando il servizio buono e il bonton);
che riesce ad evitare, per grazia reale, la lama illuminista che gli avrebbe tranciato il collo, ottenendo un ergastolo che è una sospensione di giudizio, un pareggio, ma anche una presa d'atto - da parte del sistema - che qualcosa è cambiato, che la modernità non è soltanto un proclama o un treno a vapore ma qualcosa che ha inciso, come la roncola di pierre sul collo della madre stronza, l'anima più intima di un popolo, spingendolo in una forzosa fase di mutazione sociale, più di quanto avesse fatto la rivoluzione eterodiretta di 40 anni prima.

una dichiarazione d'impotenza di una macchina-stato in fase di primo collaudo: una pretesa moderna repubblica demo-buro-cratica che non sa usare il sistema dei delitti e delle pene, di fronte alla scheggia impazzita di un individuo non (ancora) omologabile;
in fondo, si tratterebbe solo di sapere fingere: ma ancora si deve imparare a farlo (arte complessa: le finzioni migliori sono quelle imperfette e in qualche modo inverosimili: le uniche con un'aura di credibilità)

ITALIA, 2007

in una città-salotto della provincia italiana, una ragazza "normale" (secondo il conio del geniale ghost di d'alema) viene fatta fuori da qualcuno di cui si fidava (la sventurata gli ha dato le spalle, facendolo/a entrare in casa);

come succede spesso d'estate, il delitto di paese diventa, per mancanza di temi e per l'accresciuto tasso di morbosità post-vacanziera degli spettatori/lettori, di caratura nazionale

gli elementi per la soap nera ci sono tutti:
c'è il ricco ragazzo bocconiano dallo sguardo vuoto e fragilmente glaciale;
ci sono le ingenue gemelle, le cugine borghesi che sognano di essere veline di alto bordo, delle michele vittorie brambilla che tirano le fila del loro successo, e che ai funerali si intortano i cameramen di mediaset: non si sa mai.
(ma l'avranno messso nel curriculum il recente tentativo di suicidio di una di loro?);
c'è lo zio libero professionista che passa da un convegno con rutelli a una conferenza stampa dove, per difendere le figlie, tira in ballo persino kafka in salsa lomellina-celodurista;
c'è una provincia che nulla sente e nulla vede, che non guarda neppure più fuori dalla finestra, tradizione popolana-voyeuristica oramai smarrita, ma sempre di tutto e di tutti sparla: magari sul soglio della messa funebre;
ci sono gli ipocriti media: presi alla sprovvista da un delitto morboso che avrebbe fatto più audience in un freddo mese autunnale, senza dubbio;
c'è un paese talmente normale da avere perso i punti di riferimento classici: in primis la distinzione tra bene e male, un luogo dove tutti possono avere fatto tutto, dove tutto è appunto normale, nella sua accezione più orribile: compreso il ricreare la memoria di un'armonia che non c'era attraverso una fotoscioppata di bassa qualità che il corriere nazionale si vanta (senza pudore) di avere smascherato (fatto accessibile all'ultimo degli idioti);
insomma gli ingredienti ci sono tutti ma sono talmente soliti e banali che il massimo che può uscirne è un insipido e indigeribile pasticcio;

e questo sarà: verrà fuori un assassino, se ne parlerà per un po' e poi tutto uguale a prima, anzi peggio, con gente che faticherà sempre più a stare dentro a un sistema dove l'incomunicabilità la fa da padrona assoluta;

il compianto e illetterato pierre riviére li avrebbe battuti tutti sette a zero con i suoi mortali colpi di roncola, assestati come reazione vitale a qualcosa che non era ancora in grado di comprendere (il rovesciamento delle gerarchie familiari, la democrazia nell'accesso alla giustizia e ai suoi cavilli, il cinismo estremo della madre, la sua stessa condizione di pazzo geniale: in sintesi, la modernità) ma per cui si struggeva fino alle estreme conseguenze;

di vitale nell'omicidio familiare odierno non c'è proprio più nulla, se non la passiva e codarda accettazione di una latenza dei propri desideri più profondi di cui, anche se se ne intuisce vagamente l'esistenza, si ignora persino la natura.

"non preoccuparti, stai solo morendo" [inland empire, david lynch, 2006]

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